Buoni fruttiferi postali: pazzesco, ecco quanto possono valere oggi

I Buoni Fruttiferi postali costituiscono una risorsa dalla grande forma di importanza e “peso” sia economico che culturale, anche se nel contesto moderno sono solo uno dei metodi di investimento e “messa in sicurezza” dei propri risparmi, simili per costituzione ai buoni bancari o anche ai libretti, che però hanno uno “scopo” e quindi una funzione diversa.

Esistono in Italia da ben oltre ciò che possiamo fisicamente ricordare in quanto già nella seconda metà dell’Ottocento di fatto a poco meno di vent’anni dalla proclamazione dell’Unità d’Italia, concepiti come delle forme di investimento a titolo teoricamente sicuro in quanto permettevano e permettono ancora oggi di sviluppare una forma di interesse, inteso come guadagno associato. Ma quanto possono valere i buoni fruttiferi postali?

Come funziona il Buono Fruttifero postale

Il Buono fruttero è una forma di obbligazione, quindi uno strumento finanziario semplificato ma fatto e finito per vari tipi di cittadinanza, generalmente privata che permette di associare a ad un buono fruttifero qualsiasi importo superiore a 50 euro così da sviluppare degli interessi netti su base annua e fissa, così da poter ottenere un guadagno aggiuntivo programmato.

Essendo concepiti dalla Cassa depositi e Prestiti, sono garantiti dallo Stato Italiano che promette una quota di percentuale fissa, come detto che per la versione Ordinaria, ossia il Buono più comune e longevo, una scadenza di 20 anni oltre il quale il buono non frutta più nulla, ma resta comunque attivo ed un contesto di interesse pari al 2.50 % sulle somme depositate.

Quanto possono valere

Naturalmente, come appena accennato esistono anche tanti altri tipi di buono, il sistema è rimasto abbastanza simile a quello conosciuto, ma si è differenziato. Anche in passato, fin dall’inizio del Novecento era piuttosto comune impiegare una somma più o meno elevata ad un buono e poi lasciarlo fruttare con il tempo. Ma oggi quanto possono valere?

  • Nella maggior parte dei casi i buoni semplicemente smettono di generare denaro alla scadenza
  • Esiste però il concetto di rimborso che viene concepito e concesso dallo stato italiano in particolari condizioni

E’ il caso infatti non remoto di diverse persone che in Italia nella loro persona o nei discendenti diretti, che dopo aver trovato a distanza di parecchi decenni anche libretti risalenti a quasi un secolo prima hanno ottenuto liberamente accesso ad un rimborso dietro una richiesta, attualizzata direttamente presso gli uffici postali, che può scatenare degli interessi maggiorati e non di poco.

Ad esempio il buono deve essere scoperto e chiesto nel rimborso ad almeno 10 anni dalla scadenza, e deve essere il diretto intestatario oppure il discendente / tutore della persona alla quale è stato associato il buono. Sono diversi i casi di buoni da 500 o 1000 lire aperti ad esempio tra gli anni 20 e 30 che oggi hanno raggiunto un valore convertito di oltre 100 mila euro.

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