Età pensionabile 2024: cambia tutto, la novità è sconvolgente

L’età pensionabile è un fattore importantissimo per il coltesto della previdenza sociale, ossia l’intero apparato pensionistico, una forma di valore che equilibria la popolazione lavorativa che sta andando in pensione e quella che invece dovranno lavorare in un contesto sotto molti punti di vista peggiorativo, in senso generico per le generazioni che hanno ancora davanti tanti anni di lavoro.

Il valore dell’età pensionabile è cambiato già molte volte, così da essere associato alle necessità del momento e mantenersi sufficientemente sostenibile, passando da oramai 30 anni da un concetto retributivo a quello contributivo. Per il 2024 è stata confermata per buona parte la struttura già conosciuta ma le novità sono comunque molto importanti.

Il significato dell’età pensionabile

In una nazione dalla popolazione media piuttosto avanzata, risulta importantissimo agevolare il ricambio generazionale, questo però ha evidenziato diversi ambiti difficili per molti i cittadini, dall’abbandono della “scala mobile” fino alla tanto discussa Riforma Fornero di fatto ancora attiva, che di fatto ha anticipato il sistema misto, che prevede un’età minima anagrafica e una contributiva.

L’età pensionabile evidenza il termine di età anagrafica “base” da quale si può ambire la pensione che dal 2019 è stata fissata a 67 anni, e da questo concetto si applicano tutte le forme pensionistiche legate al sistema tradizionale ma anche a quello misto come detto, entro le quali fanno parte anche i vari sistemi tipi di pensione anticipata, oramai molto comuni.

Cosa cambia nel 2025

L’età pensionabile è stata fissata a 67 anni fino al 2026 come previsto dai regimi ISTAT, ed a questa quantità di anni sarà fissata anche la possibilità di ricevere l’assegno sociale, la pensione di vecchiaia quindi per essere ottenuta potrà essere richiesta al compimento di 67 anni di età ed almeno 20 di contributi. Così come è stata confermata Quota 103, una forma di pensionamento anticipato ad almeno 62 anni e 41 di contributi ma con delle decurtazioni. Per il 2025 sono previste le conferme:

  • Opzione Donna, una forma di pensionamento anticipato che dovrebbe essere confermato anche per il 2025, che permette alle lavoratrici autonome e private di andare in pensione con almeno 35 anni di contributi ed un’età compresa tra i 60 ed i 61 anni
  • Ape Sociale una forma di prepensionamento per chi ha almeno 63 anni e 30 o più di contributi, tra lavoratori gravosi, caregiver, disoccupati e disabili

Quota 103 dovrebbe restare attiva ma modificata in qualche modo, in modo però non generalmente positivo per chi ne fa ricorso in quanto sarà bloccata, se confermata ad un assegno pensionsitico pari a 4 volte la pensione minima, in prospettiva secondo i rumors questo permetterebbe di ottenere al massimo 2400 euro mensili a partire da 67 anni di età.

Non ci sarà neanche nel 2025 la tanto agognata quanto complicata riforma pensionistica locale che è qualcosa di assolutamente indispensabile ma altrettanto complessa da sviluppare ed esercitare un sistema che preveda l’abbandono nel sistema Fornero che però è ancora fondamentalmente legato all’attuale metodologia di previdenza italiana, nel bene e nel male.

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